Sul Tumore Facciamo Rumore tutti insieme. Come? Per esempio condividendo le novità in ambito tecnologico che permettono di curare i pazienti oncologici in modo più mirato e personalizzato.
Come la nuovissima Tomotherapy dell’Istituto di Candiolo – IRCCS, un macchinario che consente un trattamento radioterapico molto preciso.
Il Direttore della Radioterapia dell’Istituto, il Dottor Marco Gatti, ci racconta tutto nell’intervista con la nostra madrina Cristina Chiabotto.
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Leggi qui l’intervista completa:
Cristina: Siamo qui all’interno dell’Istituto di Candiolo oggi parleremo con il Dottor Marco Gatti Direttore di Radioterapia dell’Istituto di una nuova tecnologia arrivata, una nuova versione della tomoterapia grazie ai fondi della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. Dottor Gatti, buongiorno, i nostri followers ci chiedono: “come mai la tomoterapia è un acceleratore lineare, ma assomiglia a una TAC?”
Dottor Gatti: Buongiorno a tutti. La Tomotherapy assomiglia a una TAC perché già quando è stato concepita negli anni ’80 da un ingegnere del Wisconsin che si chiama Thomas Rockwell Mackie, lui aveva ideato di montare un acceleratore lineare all’interno di una TAC e di conseguenza, avendo un movimento rotatorio, dava la possibilità di numerosissimi campi di radiazione virtualmente infiniti. Perché più sono i campi di radiazione e più il tumore è irradiato in maniera precisa e altamente collimata. Quindi, nonostante che ci fossero già degli acceleratori lineari che entrassero nel bersaglio con più campi, lui ha pensato di montare l’acceleratore dentro una TAC e di sfruttare il movimento rotatorio, lo stesso movimento rotatorio con cui acquisisce l’immagine anche TAC di quello che stiamo facendo in quell’esatto momento.
Cristina: Che tipi di tumore si possono trattare con la tomotherapy?
Dottor Gatti: Di fatto con la tomoterapia si possono trattare tutti i tumori. Chiaramente è una macchina che nasce per delle situazioni particolarmente complicate, per esempio dei tumori a ridosso di organi particolarmente critici, dove la collimazione è molto importante per non andare a irradiare delle strutture che possono dare dei gravi danni anche per dei campi molto estesi pensiamo al trattamento di un arto nei malati di sarcoma di parti molli dove abbiamo dei campi di irradiazione molto lunghi e con la tomoterapia in quelle occasioni lì, quindi nei tumori particolarmente complicati come il distretto testa collo, oppure gli arti dove ci vanno dei campi molto estesi, è sicuramente l’ideale. Di fatto può trattare qualunque tipo di tumore.
Cristina: Che vantaggi ha questa nuova tomotherapy rispetto ai modelli precedenti? Perché questo è, ricordiamolo, una nuova evoluzione della terapia.
Dottor Gatti: Esattamente. La grande evoluzione. Sono semplicemente due: il primo è il fattore tempo. È ottimizzata nel software rispetto alle precedenti e quindi ci mette meno tempo a erogare la dose. Questo vuol dire impattare meno sul paziente. Ci sono dei pazienti che fanno fatica a tenere la posizione durante il trattamento, poi i nostri lettini non sono particolarmente comodi, quindi una maggiore rapidità del trattamento sicuramente riduce il disagio del paziente. E poi la qualità dell’immagine che ci fa vedere quello che stiamo facendo in tempo reale, che è notevolmente superiore. Perché? Perché l’energia che si utilizza per la cura dei tumori non è la migliore energia per ottenere delle immagini ad alta definizione. Questa tomoterapia è una dual energy, cioè significa l’energia per la radioterapia da un punto di vista terapeutico e si può usare l’energia per ottenere un’immagine ad altissima definizione che prima invece non era possibile con le versioni precedenti.
Cristina: Quali sono, ci chiedono, l’ultima domanda, le potenzialità di ricerca e gli sviluppi futuri?
Dottor Gatti: Allora partiamo dalla qualità dell’immagine. La maggior qualità dell’immagine ci fa vedere in tempo reale cosa stiamo facendo. Noi dobbiamo pensare al tumore come una cosa purtroppo molto viva, ma non solo per la sua replicazione. Si muove. Pensiamo a un tumore del polmone, il polmone respira, il tumore si muove, quindi noi lo dobbiamo seguire nelle sue varie escursioni. Ma non ci sono solamente i movimenti fisiologici, ci sono poi anche i movimenti. Il paziente dimagrisce, cambia i suoi contorni. Il paziente si può muovere e avere un colpo di tosse durante il trattamento oppure il tumore diminuisce durante il trattamento. In tutti questi casi bisogna ripianificare il piano di cura in tempo praticamente reale e lo si può fare solamente con una elevata qualità dell’immagine fatta giornalmente. Quindi noi possiamo seguire proprio tutto il trattamento. L’andamento della malattia. Non è che prima non potessimo farlo, ma potevamo vedere solamente delle modificazioni macroscopiche. Qui invece vediamo anche dei piccoli movimenti millimetrici che ci portano proprio a ripianificare il trattamento. Il fatto di avere un’immagine così precisa ci potrà far studiare dei modelli predittivi della risposta tumorale, ossia acquisire delle informazioni, per cui noi possiamo sapere intanto quando il trattamento magari è inutile. Quindi in quel tipo di tumore la radioterapia non è indicata e di conseguenza non trovarci in una situazione dove abbiamo solamente effetti collaterali, non vantaggi, ma soprattutto ottenere invece delle informazioni per creare modelli predittivi personalizzati dove quindi poi la dose può essere modulata per ottenere il massimo della risposta da quel tipo di tumore. E in questo ci possiamo arrivare grazie allo studio di queste immagini che ci fornisce questa nuova tecnologia.
Cristina: Grazie Dottor Gatti, siamo molto contenti di questa grande evoluzione per l’Istituto di Candiolo. Grazie alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. Noi ci ritroviamo nella prossima rubrica per parlare dei tumori gastrointestinali. E mi raccomando, sul tumore facciamo rumore.