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23/11/2023

Il tumore del cavo orale

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Qual è l’incidenza e quali sono i fattori di rischio per il tumore del cavo orale?

Cristina Chiabotto: Oggi parleremo dei tumori del cavo orale e lo faremo con il dottor Stefano Bondi, Direttore di Otorinolaringoiatria dell’Istituto di Candiolo – IRCCS. La prima domanda che ci fanno è: Qual è l’incidenza e quali sono i fattori di rischio per il tumore del cavo orale?

Dottor Stefano Bondi: Il tumore del cavo orale, così come i tumori del distretto testa collo, sono dei tumori rari. Hanno un’incidenza che è inferiore ai 6 casi ogni 100.000 abitanti. Pensate che i tumori del polmone hanno un’incidenza di circa 100 casi ogni 100.000 abitanti, quindi è un tumore davvero raro, venti volte più raro di quello del polmone. Colpisce prevalentemente gli uomini, diciamo con un rapporto uomo – donna di 3 a 1. Stiamo parlando, per il cavo orale, di circa 4 o 5000 persone all’anno in tutta Italia.

I fattori di rischio principali sono l’abitudine al fumo e l’abuso di alcolici, l’azione sinergica di queste due sostanze quando sono presenti nella stessa persona e da ultimo, ma non meno importante, la presenza di denti scheggiati, di denti taglienti che possono determinare un traumatismo cronico sulla mucosa della lingua o della mucosa geniena che con il tempo può portare a sviluppare una neoplasia. Non solo i denti, ma anche le protesi. Avere delle protesi dentarie mal posizionate può indurre la stessa cosa. Chiaro, non ci vogliono giorni ma ci vogliono anni. Ma la cosa è possibile.

In presenza di quali campanelli d’allarme è opportuno contattare uno specialista per escludere che si tratti di un tumore al cavo orale?

Cristina Chiabotto: In presenza di quali campanelli d’allarme è opportuno contattare uno specialista per escludere che si tratti di un tumore al cavo orale? E a chi rivolgersi?

Dottor Stefano Bondi: I campanelli d’allarme sono essenzialmente la presenza di tumefazioni a livello della bocca o di ulcere, tagli all’interno o sulla lingua, ad esempio, o sulla mucosa della guancia. Questi sono i campanelli d’allarme principali, oppure la presenza di una massa nel collo, una adenopatia, un linfonodo malato.

Il dolore all’orecchio quando l’orecchio è sano: sono tutti sintomi che portano il paziente dal medico di medicina generale e da qui di solito dall’otorino. Devo anche dire che è una cosa che succede frequentemente, che in realtà i pazienti decidono spontaneamente di andare dal dentista e quindi un medico che ci manda tanti pazienti alla fine è proprio il dentista che fa queste visite a livello del cavo orale e individua queste malattie.

Come si arriva alla diagnosi di tumore del cavo orale?

Cristina Chiabotto: Come si arriva alla diagnosi di tumore del cavo orale?

Dottor Stefano Bondi: La diagnosi è basata essenzialmente sulla visita che noi otorini facciamo mettendoci una luce frontale sulla testa. Questa luce ci permette di osservare bene l’interno del cavo orale e guardare anche quegli angoli nascosti che magari il paziente non riesce a vedere guardandosi allo specchio. Dopo di che, si fanno degli esami radiologici, tipo una TAC o una risonanza del collo con mezzo di contrasto e da ultimo la biopsia.

La biopsia è un esame che si fa in ambulatorio, è poco invasivo per il paziente, però ci permette di capire a cosa siamo di fronte, a che tipo di tumore. E devo dire che nel 90/95% dei casi si tratta di carcinomi squamo-cellulari, cioè di tumori che originano della mucosa di rivestimento delle alte vie aeree.

Quali tecniche di ricostruzione sono oggi disponibili?

Cristina Chiabotto: Dottore, la chirurgia è la prima arma contro questi tumori e ci chiedono: Quali tecniche di ricostruzione sono oggi disponibili?

Dottor Stefano Bondi: Nel distretto teste collo sono inclusi tanti sotto siti: abbiamo, ad esempio, la laringe, la tiroide, il naso, il cavo orale. Ognuno di questi ha una sua linea di trattamento principale. Per quanto riguarda il cavo orale, la prima linea è proprio la chirurgia. Per piccoli tumori si effettuano degli interventi chirurgici, ad esempio con il laser passano dalla bocca e si può associare a questo tipo di intervento la ricerca del linfonodo sentinella.

Quando invece abbiamo tumori più grandi dobbiamo fare interventi più demolitivi e quindi oltre a rimuovere tutti i linfonodi del collo, dobbiamo rimuovere anche la parte malata dell’organo, cioè della lingua. In questi casi però, è necessario anche predisporre un tempo ricostruttivo durante l’intervento, cioè effettuare dei veri e propri trapianti di tessuto preso da altre parti del corpo tipo dall’avambraccio piuttosto che dalla coscia, per ricostruire l’organo, ad esempio per ricostruire la parte di lingua che è stata tolta.

Questo è molto importante perché questi tumori colpiscono una parte del nostro corpo che è importante nella vita di comunicazione. Noi attraverso la bocca mangiamo, parliamo attraverso la mimica facciale, ci esprimiamo e quindi ogni intervento in questa sede è percepito come ad alto impatto per il paziente, quindi dobbiamo fare il massimo per poter ricostruire l’organo.

Chiaramente la chirurgia in questi tipi di tumori così grandi non è sufficiente. Servono dei trattamenti complementari, come ad esempio la radio e la chemioterapia, che però vengono fatti entro due mesi dal termine dell’intervento.

Quali sono le probabilità di guarigione?

Cristina Chiabotto: L’ultima domanda dottore: Quali sono le probabilità di guarigione?

Dottor Stefano Bondi: Le probabilità di guarigione dipendono dallo stadio di malattia. Se siamo di fronte a dei tumori in stadi iniziale, quindi piccoli tumori, la probabilità a cinque anni è superiore all’80/90%. Viceversa, se sono dei tumori grandi che hanno già dato delle metastasi nel collo latero-cervicali, la prognosi a cinque anni si dimezza.

Se poi la malattia ha dato anche delle metastasi a distanza a livello di fegato o polmone, chiaramente non è superiore al 20% a 5 anni. Questo cosa significa? Significa che è importante individuare questi tumori quando sono in uno stato iniziale, cioè fare una diagnosi precoce. Questo permette al paziente di avere un trattamento ottimale, poco invasivo e avere anche una prognosi decisamente superiore.

Cristina Chiabotto: Grazie al dottor Stefano Bondi, noi ci ritroviamo nel prossimo incontro sempre qui all’Istituto di Candiolo – IRCCS. Grazie alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. Mi raccomando, Sul Tumore Facciamo Rumore!