Nella foto: Federico Bussolino
Il melanoma è un cancro della cute la cui incidenza in Italia come in Europa sta significativamente aumentando. Ha un’ottima prognosi se diagnosticato precocemente, ma in moltissime altre situazioni è una malattia grave con 6 morti ogni 100000 abitanti. Nell’ultimo decennio circa il 50% dei pazienti si è giovata di progressi terapeutici impensabili e non raggiunti nella maggior parte degli altri tumori. L’utilizzo di un farmaco che controlla la mutazione maggiormente presente nel DNA del melanoma (l’oncogene BRAF) e l’intervento dell’immunoterapia rappresentano la chiave di volta di questo successo. Tuttavia anche questi farmaci riducono dopo mesi la loro efficacia a causa dei fenomeni della resistenza e purtroppo caratteristiche molecolari di melanomi di molti altri pazienti non permettono che tali farmaci funzionino.
La terapia anti-angiogenetica che basa i suoi principi nel ridurre la vascolarizzazione esuberante nei tumori solidi, non ha avuto grande successo nel trattamento dei melanomi. A Candiolo tuttavia si è pensato che molecole coinvolte nel processo angiogenetico del melanoma, potessero avere altri ruoli quali per esempio di contribuire a creare un ambiente poco utile alla risposta immune contro il tumore e all’effetto benefico dell’immunoterapia. Infatti la molecola principe del processo angiogenetico, il VEGF, è in grado anche di richiamare nel tumore cellule del midollo osseo capaci di inibire la capacità dei linfociti di uccidere le cellule tumorali.
Il progetto Biofilm si occupa proprio di questo: utilizzando farmaci anti-angiogenetici già disponibili stiamo studiando come il loro utilizzo possa ritardare la comparsa della resistenza agli inibitori dell’oncogene BRAF e come possa potenziare l’immunoterapia. I risultati ottenuti su modelli preclinici dimostrano che inibendo l’attività di VEGF il 50% dei topi trattati con l’immunoterapia e gli inibitori dell’oncogene BRAF mutati vanno in completa remissione per 18 mesi, tempo che ne definisce la loro guarigione. Evidentemente il passaggio alla sperimentazione clinica deve prevedere la selezione dei pazienti che realmente possano giovarsi di questo approccio e che noi pensiamo di individuare in coloro in quali hanno una iperattivazione del sistema VEGF.
Durata progetto: 3 anni (2019-2022)
Investimento: 696.754,23€
Team di Ricerca: Federico Bussolino, Valentina Comunanza, Gabriella Doronzo
Il progetto 5X1000 “Advance” ha lo scopo di esplorare le differenze biologiche intrinseche presenti nel contesto di una stessa neoplasia e le eterogeneità espresse fra diversi tumori, per comprendere i meccanismi fondamentali della resistenza alle terapie oncologiche mirate.
Nel progetto “Cancer-ImGen” il tema principale è l’immunogenomica. Il punto di partenza si fonda su un dato di fatto quasi intuitivo: come l’aggressione da parte di microbi estranei scatena una reazione di difesa da parte del sistema immunitario, che attiva alcuni tipi di globuli bianchi per uccidere le cellule infettate.
Il progetto di Ricerca “Programme for Translational Clinical Research in Cancer“ (acronimo PTCRC-Intra 2020) si sviluppa in tre anni e riguarda diverse patologie oncologiche: il tumore della mammella (progetto SEE-HER), il tumore prostatico (Progetto SEE-PROS) e il tumore del polmone (SEE-LUNG).