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La ricerca e Candiolo

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I numeri di Candiolo.

Maurizio Menicucci: 275 ricercatori, 39 laboratori, 510 operatori clinici, attrezzature all’avanguardia, nuovi spazi in costruzione, 304 studi pubblicati nell’ultimo anno sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali.

A rendere possibile tutto questo e molto altro ancora, è la generosità dei donatori che dalla sua nascita, 37 anni fa, sostengono la Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro e l’Istituto di Candiolo.

Cos’è l’mmunonutrizione?

Maurizio Menicucci: Uno dei progetti di ricerca che i donatori finanziano quest’anno, riguarda la nutrizione del paziente operato di tumore alla testa, al collo, al polmone e al colon, e sottoposto a radio e chemioterapia. In questi casi la dieta è fondamentale per la riuscita delle cure.

Aumenta la capacità di recupero perché mantiene una buona forma fisica e stimola l’apparato immunitario a reagire contro le cellule neoplastiche, tanto che la si definisce immuno-nutrizione. Gli alimenti destinati a questi pazienti oncologici devono essere particolarmente ricchi di proteine, vitamine, sali e altri fattori essenziali.

Tuttavia, sia per la difficoltà di ingerire cibi solidi, sia per i disturbi all’appetito causati dai trattamenti, formulare la composizione e dar loro consistenza e gradevolezza adeguate non è facile e i prodotti oggi in commercio anche di grandi marchi del settore, offrono ampi margini di miglioramento.

Dr. Danilo Galizia: Il nostro obiettivo è proprio quello di elaborare un progetto che ci consentirà in due fasi di studiare i nostri pazienti in una prima fase in modo osservazionale, valutando parametri come il peso o la superficie corporea, ma anche la composizione del corpo, quindi la massa magra, la massa grassa e anche la forza.

In una seconda fase invece, cercheremo di elaborare un prodotto galenico, quindi fatto dai nostri farmacisti che mettano insieme alcuni elementi come omega 3, nucleotidi, acidi grassi, arginina per esempio, che sappiamo già essere importanti sul sistema immunitario e studiare scientificamente se questi integratori hanno un impatto sui nostri pazienti.

Maurizio Menicucci: Quindi una dieta personalizzata.

Dr. Danilo Galizia: Una dieta personalizzata con prodotti che realizziamo proprio noi.

Sono possibili la remissione e la guarigione definitiva?

Maurizio Menicucci: Studiare e combattere il cancro. Quel che l’Istituto di Candiolo – IRCCS fa dal 1996, qui alle porte di Torino, è stata una delle maggiori sfide scientifiche del secolo scorso e tale resta in questo secolo.

Il nemico si è rivelato molto più mutevole e insidioso di quel che pensavamo. Oggi si calcola che colpisca una famiglia su tre. Ciononostante, si è riusciti ad aumentare la sopravvivenza e le guarigioni definitive da molti tipi di tumore prima considerati incurabili.

Dr.ssa Vanesa Gregorc: È vero, riusciamo a portare in remissione di malattia anche otto o nove pazienti su dieci, quindi parliamo di altissimi tassi di risposta. Si vede quindi una regressione e in certi casi anche la completa scomparsa del tumore. Sappiamo che ci sono circa 3 milioni e seicentomila pazienti affetti da patologie oncologiche e dobbiamo parlare ogni giorno di oltre 1 milione di pazienti guariti.

Maurizio Menicucci: Ma che cosa intendiamo per remissione e per guarigione definitiva? Quando lo possiamo dire?

Dr.ssa Vanesa Gregorc: Ci sono delle patologie che possiamo considerare guarite dopo cinque anni dalla diagnosi e patologie che consideriamo guarite dopo dieci anni dalla diagnosi, perché la malattia non è più presente e il paziente è, appunto, libero dalla malattia e guarito.

Maurizio Menicucci: Sono cambiati questi periodi ultimamente?

Dr.ssa Vanesa Gregorc: Quello che cambia è la rapidità con cui riusciamo a ottenere dei risultati terapeutici. Sicuramente la possibilità di convivere con sempre migliori cure, sempre meglio tollerate con i farmaci, quindi cosiddetti biologici, intelligenti o con immunoterapia, che hanno radicalmente cambiato le storie naturali della malattia e la vita dei nostri pazienti con delle qualità della vita assolutamente migliori.

Quindi, a mio modo di vedere, anche i diritti dei nostri pazienti che devono essere assolutamente rivisti e con la possibilità di considerare oggigiorno i pazienti guariti, non più con quel segno di aver avuto lo stigma della malattia e la paura della malattia.

Come si sfruttano le alterazioni molecolari per migliorare le cure?

Maurizio Menicucci: Questi risultati si sono ottenuti da una parte chiamando a raccolta tutte le armi che scienza e tecnologia hanno messo a disposizione della medicina, dall’altra, inseguendo la malattia dentro l’organismo, dagli organi siamo passati ai tessuti, dai tessuti alle cellule e oggi osserviamo con crescente successo come, quando e perché alcune cellule cominciano a ribellarsi e a moltiplicarsi molto più rapidamente del normale, ingaggiando una battaglia senza quartiere con il resto del corpo. Perché cogliere a livello molecolare queste primissime alterazioni vuol dire moltiplicare le possibilità di cura?

Prof.ssa Anna Sapino: Perché siamo in grado di definire esattamente il bersaglio terapeutico, visto che sono le alterazioni molecolari la causa dell’insorgenza del tumore. Per cui più siamo precisi nell’identificazione dell’alterazione che può essere una mutazione del DNA, una traslocazione del DNA, in questo caso noi conosceremo qual è la causa che ha indotto il tumore. Se abbiamo il farmaco giusto a nostra disposizione potremo essere molto precoci nella cura, evitando eventualmente anche l’utilizzo di chemioterapici, che possono essere invece farmaci utilissimi ma che colpiscono anche popolazioni sane di cellule, quindi non affette da tumore.

Maurizio Menicucci: Quindi interventi sempre più precoci con farmaci sempre più mirati e minori effetti collaterali.

Prof.ssa Anna Sapino: Esattamente.

Esiste una nuova classificazione dei tumori al seno?

Maurizio Menicucci: Un altro dei progetti realizzati grazie alle donazioni 5X1000 si basa proprio sulle analisi molecolari per svelare i tanti volti del tumore alla mammella. Voi avete compreso che tra questi tipi di cancro ci sono profonde differenze grazie alla presenza di particolari proteine, al loro stato di attivazione e alle condizioni dei geni che decodificano. Questo ha portato a una nuova classificazione dei tumori al seno?

Prof.ssa Caterina Marchiò: Si, esatto. Innanzitutto ci siamo focalizzati su un gruppo abbastanza corposo di tumore della mammella, ma che non comprende tutte le possibili diagnosi. Però un gruppo che al momento è sotto classificato sulla base dell’espressione di una sola proteina che è il HER2 e presenta bassi livelli di espressione di questa proteina. Ci siamo subito chiesti, essendo questi tumori circa il 55% di tumore della mammella, se potessero esserci delle differenze che potessero aiutarci nel fare una diagnosi più precisa e aiutare l’oncologo rispetto a differenti farmaci che possono avere un’azione diversa proprio sulla base di meccanismi biologici differenti.

Maurizio Menicucci: Certo, questo conduce a un notevole aumento di complessità.

Prof.ssa Caterina Marchiò: Si, è una complessità che però sappiamo gestire. Io mi occupo di diagnostica anatomo-patologica e il nostro scopo è cercare di pensare di aggiungere dei test che possano essere gestibili dai diversi istituti con diverse competenze per fare una diagnosi sempre più precisa.

Cos’è la Biobanca?

Maurizio Menicucci: Un secolo fa si parlava del cancro classificandolo in base agli organi colpiti, poi il ventaglio della definizione si è allargato. Oggi siamo davanti ad almeno un centinaio di forme neoplastiche perché abbiamo compreso che i percorsi che portano al medesimo tumore differiscono da un caso all’altro e non solo per sesso, età e condizioni fisiche. L’oncologia è chiamata sempre più a osservare queste differenze e a calibrare cure a misura di ogni singolo caso. Fondamentale diventa allora un altro tipo di donazione, quella che i pazienti fanno dei loro tessuti, sia chirurgici sia bioptici, vale a dire le piccole porzioni prelevate per le analisi preliminari dai campioni conservati nella Biobanca da cui si possono ottenere i cosiddetti organoidi. Si tratta di veri e propri avatar, copie viventi dei tumori originari, il cui studio consente di mettere a punto terapie sempre più precise senza coinvolgere il paziente negli effetti collaterali dei trattamenti. Biobanca, definizione calzante perché un patrimonio scientifico che cresce nel tempo.

Prof. Livio Trusolino: Sì, è proprio così. La Biobanca di Candiolo è unica per questo, perché il materiale che raccogliamo, lo coltiviamo, lo propaghiamo; è un materiale vivo e quindi noi possiamo seguire nel tempo l’evoluzione dei tumori. Possiamo capire come i tumori si modificano e si adattano sotto pressione terapeutica. Possiamo condurre degli studi di tipo farmacologico per capire perché alcuni tumori rispondono e altri no allo stesso farmaco.

Maurizio Menicucci: È uno sforzo scientifico ma anche logistico enorme.

Prof. Livio Trusolino: Enorme. Abbiamo dovuto cambiare la mentalità nostra e dei nostri colleghi clinici. Abbiamo chiesto ai chirurghi di non uccidere il campione mettendolo in formalina come fanno sempre, ma di consegnarlo nelle mani di qualcuno che potesse portarlo immediatamente in anatomia patologica. Abbiamo chiesto ai patologi di sezionare il campione per darne un pezzo a noi e noi immediatamente lo mettiamo in coltura in tempo reale. Quindi, è stato uno sforzo culturale e collaborativo importante.

Maurizio Menicucci: Quanti campioni avete?

Prof. Livio Trusolino: Abbiamo circa 2000 campioni. Soprattutto di tumori del colon, 1500. I restanti 500 sono distribuiti tra tumori della testa e del collo e della mammella del polmone.

Cosa ricerca il progetto Pro-Active?

Maurizio Menicucci: Grazie alla Biobanca e ai dati raccolti dalle sperimentazioni sui modelli tipo, chiamati organoidi, le diagnosi diventano sempre più precoci e le terapie più efficaci, moltiplicando le probabilità di successo anche contro i tumori più aggressivi. Come dice il nome Pro-Active, altro progetto finanziato dal 5X1000, si sviluppa un modello di medicina personalizzata in grado di offrire al paziente un percorso di prevenzione, diagnosi e cura specifico per le sue esigenze. Pro-Active si concentra sui tumori polmonari, al seno, colon – rettario, ovarici e sui melanomi e in particolare sulla differenza tra l’avere nel proprio DNA una mutazione che indirizza verso il cancro e la probabilità che il cancro si manifesti. A fare questa differenza sono altri fattori molecolari di rischio e l’Istituto di Candiolo – IRCCS li sta identificando per poter intervenire sul cancro primario e sulle sue recidive ancora prima della loro manifestazione clinica e radiologica. Sono tre gli ambiti dello studio Pro-Active: il primo è l’ereditarietà.

Dr.ssa Chiara Lazzari: Si, ciò significa identificare geni o alterazioni molecolari oggi non note, ma che possono predisporre ad un rischio aumentato di sviluppare nel corso della vita di un individuo una neoplasia.

Maurizio Menicucci: Poi i rapporti tra ereditarietà e sistema immunitario.

Dr.ssa Chiara Lazzari: Sì, perché noi oggi non conosciamo ancora qual è il ruolo del sistema immunitario nello sviluppo di una neoplasia.

Maurizio Menicucci: Infine la diagnostica.

Dr.ssa Chiara Lazzari: Esatto. Identificare e validare strumenti alternativi agli esami di imaging, quindi la TAC, la risonanza magnetica, la mammografia per identificare in modo precoce eventuali recidive di malattia con strumenti come la biopsia liquida, quindi il DNA tumorale circolante, lo studio delle cellule tumorali circolanti.

Maurizio Menicucci: Questo vuol dire che si può anche evitare un intervento chirurgico preventivo in caso di ereditarietà della neoplasia.

Dr.ssa Chiara Lazzari: Siamo ancora lontani da questo, ma l’obiettivo dello studio delle dell’ereditarietà dei tumori è proprio quello di riuscire a evitare lo sviluppo di un tumore in pazienti che hanno una predisposizione genetica, ma senza sottoporli necessariamente ad un trattamento di tipo chirurgico preventivo.

Qual è l’impegno della Fondazione?

Gianmarco Sala: Quasi 3 milioni di persone dal 1986 ad oggi, hanno scelto di sostenere l’Istituto di Candiolo – IRCCS. Sono cittadini, sono imprese, istituzioni, associazioni che hanno scelto di credere nella ricerca sul cancro che a Candiolo si svolge. In particolare, grazie allo strumento del 5X1000, a Candiolo noi possiamo sostenere quasi 300 ricercatori impegnati in 39 laboratori. Basta una firma sulla ricerca sanitaria e noi possiamo continuare nelle nostre attività di ricerca su tutte le principali patologie tumorali.